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Una trasversalità disciplinare che diventa metodo formativo. Ma anche l’occasione per far incontrare mondi diversi e apparentemente lontani, che trovano un punto di unione nell’attenzione all’altro in un momento di crisi. Su queste basi è nata la collaborazione tra l’Aeroporto Marconi di Bologna e Fondazione Hospice Seràgnoli, che ha portato lo scorso 30 marzo allo sviluppo del progetto “Come allo specchio – Racconti e ispirazioni sulla vita, fino all’ultimo”.
«Quando la Fondazione ci ha proposto una narrazione teatrale per affrontare il parallelismo fra il ricovero di un paziente nell’hospice e la gestione di una situazione di crisi in seguito a un incidente aereo», spiega Marco Verga, Direttore Sviluppo Persone e Organizzazione dell’Aeroporto Marconi, «abbiamo subito accolto il progetto che in effetti si è rivelato il migliore possibile»
Avete scelto una forma innovativa (e coraggiosa!) per fare formazione su un tema così delicato. Perché scegliere questa strada?
L’argomento sensibile che dovevamo affrontare in un contesto complesso come l’Aeroporto ci ha spinto verso nuove forme di sperimentazione. Un modo di comunicare diverso basato sull’emotività controllata, ma anche su una struttura organizzativa puntuale ed efficiente ci ha portato a scegliere dei percorsi inusuali per una tematica che vede sempre di più gli Aeroporti in prima linea.
Qual è l’elemento che a suo parere ha arricchito maggiormente i volontari che hanno partecipato alla giornata di formazione?
I nostri volontari sono stati molto colpiti dalla serenità e dalla capacità di dialogo dell’équipe della Fondazione. Il saper mantenere sempre l’equilibrio e scegliere le strade più corrette e razionali, senza mai dimenticare l’importanza del calore umano hanno trasmesso un grande valore aggiunto a tutti noi.
Un’esperienza come questa può rafforzare un aspetto più umano ed empatico di approccio alle situazioni “di crisi”, nella sfera personale ma anche nell’ambito lavorativo quotidiano. Trova che ci possa essere uno spunto di miglioramento per i processi lavorativi?
Certamente le attività di tutti i giorni sono caratterizzate anche da situazioni di conflitto. L’analisi di queste situazioni di fronte ai temi etici trattati con voi portano a una relativizzazione delle problematiche quotidiane e ad affrontare il lavoro di tutti i giorni con maggiore apertura al dialogo e all’ascolto reciproco, cercando di dare spazio agli aspetti migliori della nostra intelligenza emotiva. È l’inizio di un percorso che potrebbe aiutarci tutti a lavorare meglio e a considerare con le dovute prese di distanza alcune situazioni che non contestualizzate sembravano troppo complesse, impossibili da gestire correttamente e che portavano a generare inutili e inefficienti conflitti.
L’iniziativa è stata anche occasione per contribuire con una donazione ai progetti della Fondazione. Lei ha avuto occasione di conoscere di persona la realtà dell’Hospice. Che cosa l’ha colpita maggiormente?
Avevo già visitato altri hospice ed è sempre un’esperienza non facile, ma il vostro mi ha colpito particolarmente, non solo per la struttura architettonica di alto livello e un’organizzazione molto precisa e puntuale, ma soprattutto per il personale che ho incontrato. Persone molto disponibili, capaci di avere un sorriso anche nei momenti più difficili, coinvolte positivamente nel loro lavoro e pronte a confrontarsi in modo aperto, senza pregiudizi e con una forte umanità e sensibilità.